Non so voi ma io leggo sempre le calorie sulle confezioni dei cibi. Un po’ per curiosità, un po’ perchè sono perennemente a dieta (ovvio, non faccio movimento e la seconda legge della termodinamica non fa sconti a nessuno: se non brucio, accumulo). Una volta pensavo che l’aumento di ciccia corrispondesse a un aumento di cellule adipose invece no…
Non so voi ma io leggo sempre le calorie sulle confezioni dei cibi. Un po’ per curiosità, un po’ perchè sono perennemente a dieta (ovvio, non faccio movimento e la seconda legge della termodinamica non fa sconti a nessuno: se non brucio, accumulo). Una volta pensavo che l’aumento di ciccia corrispondesse a un aumento di cellule adipose invece no. Mi hanno spiegato che il numero è sempre lo stesso: ogni singola cellula si ingrossa sempre si più. Comunque, uno dei Paesi con il più alto tasso di obesità sono gli Stati Uniti e ora la celebre catena di caffetterie americana Starbucks (in cui si bevono cose orrende, secondo me) da qualche settimana ha aggiunto l’indicazione delle calorie accanto ad ogni bevanda e dolcetto, proprio per scoraggiare i mangioni. Questa misura era già stata adottata dai ristoranti della città di New York a partire dal luglio 2008, anno in cui le autorità sanitarie locali decisero di evidenziare il carico energetico di hamburger e patatine fritte per smorzare l’epidemia di obesità. Ma fare i calcoli a tavola serve? Sì, ma solo a stressarci di più, come mi ha confermato il dottor Stefano Erzegovesi Responsabile Centro Disturbi del Comportamento Alimentare Ospedale San Raffaele Milano: «Il vero carico calorico lo accumuliamo nella quotidianità, non certo con una sporadica uscita al ristorante e l'indicazione del contenuto energetico sui menu ha un impatto sostanzialmente nullo sull'auto-controllo alimentare. Si rischia di incrementare un'ossessione già dilagante negli stili alimentari moderni, che ci allontana dal piacere sensoriale del cibo e ci fa entrare in una dimensione di calcolo ossessivo che nulla ha a che vedere con la sana alimentazione e ci dal piacere per il cibo e dalla convivialità». L’iniziativa dei menù con calorie mi ricorda la filosofia dei pacchetti di sigarette: gli avvisi del tenore il fumo uccide, scritto in corpo 25. Una ricerca di qualche tempo fa mise in luce che nei fumatori scatta una specie di senso di sfida che li porta a pensare: Davvero mi ammazza? Adesso ti faccio vedere io che non è affatto vero… E il fumo continua.
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