mieleIeri mi sono fatta tentare da un dolce confezionato. Prima di metterlo nel carrello, ho letto l’etichetta e non ho dato molto peso al fatto che contenesse miele industriale. Essendo curiosa più di un gatto curioso, una volta a casa ho indagato su quella dicitura. Mi si è aperto un mondo…(continua)

 

 

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Ieri mi sono fatta tentare da un dolce confezionato. Prima di metterlo nel carrello, ho letto l’etichetta e non ho dato molto peso al fatto che contenesse miele industriale. Essendo curiosa più di un gatto curioso, ho indagato su quella dicitura. Mi si è aperto un mondo… il miele industriale mi pare una grande schifezza ma giudicate voi.

Vi copio la definizione di miele industriale secondo la legge:

Il miele per uso industriale è il miele che è adatto all'uso industriale o come ingrediente in altri prodotti alimentari destinati ad essere successivamente lavorati e che può: a) avere un gusto o un odore anomali; b) avere iniziato un processo di fermentazione, o essere effervescente; c) essere stato surriscaldato

Nel testo leggo anche che il miele di qualità deve avere certe caratteristiche, fra cui un indice diastatico di almeno 8 tranne il miele per uso industriale.

Da cui deduco che il miele industriale che mi sono appena mangiata con la fetta di dolce, può avere un indice anche inferiore a 8.

E che cos’è questo indice diastatico? Si riferisce alla quantità di enzimi amilasi (detti anche diastasi): sono molecole provenienti dalle secrezioni ghiandolari delle api, dalla melata (una secrezione zuccherina di alcuni insetti che poi le api raccolgono e la trasformano in miele di melata), dagli insetti che producono la melata e dal nettare.

Se il livello di questi enzimi è superiore a 8 significa che il miele è fresco e non è stato riscaldato. Invece il miele industriale ha un indice inferiore a 8: quindi significa che è vecchio oppure è stato riscaldato oppure entrambe le cose. E quindi di qualità inferiore, che non può essere venduto nei vasetti (come quello della foto sulla confezione ma i produttori si parano le terga scrivendo che è un suggerimento di presentazione!).

Non è finita perché il decreto legislativo parla anche di un altro parametro chiamato HMF: in genere, tranne miele per uso industriale non più di 40 mg/kg

Che cos’è l’HMF? È una sigla inglese, indica l’ idrossimetilfurfurale. Cioè un composto che si forma man mano che il fruttosio (uno degli zuccheri del miele) si ossida per colpa del calore (magari perché è stato conservato in locali non climatizzati o è stato riscaldato per renderlo più liquido) o dell’ambiente acido di un miele vecchio. L’HMF nel miele fresco è bassissimo e non deve superare i 40mg/kg (fanno eccezione i mieli di origine tropicale). Mai più comprerò qualcosa con miele industriale.