Se non dovete/volete far figli come conigli,
se non sapete come funziona la pillola anticoncezionale… vi propongo un pezzetto estratto dal libro Sex&The Physics (Rizzoli), che ho avuto il piacere di scrivere insieme al bravissimo fisico e divulgatore Emiliano Ricci.
La pillola è un trucco:..(continua)
Se non dovete/volete far figli come conigli, se non sapete come funziona la pillola anticoncezionale vi propongo un pezzetto estratto dal libro Sex&The Physics (Rizzoli), scritto insieme a Emiliano Ricci.
La pillola è un trucco: fa credere all’organismo femminile di essere in stato di gravidanza. In questo modo il ciclo è sospeso e non avviene alcuna ovulazione, cioè gli spermatozoi giunti faticosamente al traguardo non troveranno alcun ovulo ad aspettarli. Come si fa a ingannare così bene il corpo? Somministrando progesterone (termine che deriva dal tedesco, che favorisce la gestazione), l’ormone che entra in circolo quando si tratta di preparare l’utero alla gravidanza e prodotto in quantità ancora maggiori quando l’embrione si è annidato. Come dire che il progesterone è l’arredatore che prepara l’utero per il pupo.
Il progesterone dal punto di vista chimico appartiene alla famiglia degli steroidi, come il testosterone (ormone maschile) e gli estrogeni (ormoni femminili). Gli steroidi sono noti purtroppo nel mondo dello sport perché sono utilizzati per il cosiddetto doping, cioè per aumentare la muscolatura e la resistenza fisica attraverso l’assunzione di sostanze vietate. In particolare si tratta ingerire testosteroni artificiali, che furono creati per promuovere la crescita del tessuto muscolare nei casi malattie debilitanti. Gli effetti collaterali dovuti alle dosi massicce (da dieci a venti volte quelle usate per scopi curativi) sono devastanti perché si va da un aumento del rischio di cardiopatie al cancro al fegato. Paradossalmente tanto ormone maschile provoca anche il rimpicciolimento dei testicoli: dato che l’ormone arriva dall’esterno, infatti, il cervello decide che il lavoro degli attributi sferici è ormai inutile e quindi ne ordina l’atrofizzazione.
Gli anabolizzanti illegali in realtà fanno parte di una piccola categoria di steroidi. Per esempio lo steroide naturale più presente nel corpo umano è il colesterolo, di fondamentale importanza perché è la materia prima con cui il nostro organismo fabbrica gli ormoni sessuali ma anche gli acidi biliari (altrimenti non potemmo mai digerire una bella bagnacauda o le palle di profitterol, tanto per citare qualcosa ricco di grassi e oli).
Gli steroidi sono molecole formate da 17 atomi di carbonio sistemati come quattro anelli, uno attaccato all’altro. Tra loro si differenziano per gruppetti di atomi che si attaccano alla molecola. Per esempio fra il testosterone che dalla pubertà fa crescere la barba differisce pochissimo dall’estradiolo (che nelle giovani da il via per esempio all’arrotondamento dei fianchi) e la similitudine aumenta se si considera il progesterone. Trovare una fonte di progesterone non è stato facile. Arrivare alla sua sintesi chimica ancora meno. Eppure gli scienziati ce l’hanno fatta partendo da qualcosa di completamente diverso.
Negli Anni Trenta del Ventesimo secolo i chimici passavano notti insonni a cercare di sintetizzare in modo rapido e abbondante il cortisone, uno steroide che avrebbe aiutato, fra l’altro, a ridurre le infiammazioni e i dolori che riguardano le giunture. Questa molecola era uno steroide quindi poteva essere ottenuta modificando altre molecole della stessa famiglia: un po’ come avere un paio di pantaloni di base e ritagliarli e/o agghindarli per creare degli shorts o un modello capri. Il problema grosso era averne quantità sufficienti per fare esperimenti. Il primo ormone sessuale che i chimici riuscirono a isolare fu l’estrone, nel 1929, che è ciò che rimane dell’ormone estradiolo dopo essere stato “utilizzato” ed espulso (si trova infatti nell’urina delle donne in attesa).
Come catturare però l’originale estradiolo? Intervenirono sugli animali: per ottenere 12 milligrammi di estradiolo furono “lavorate” ben 4 tonnellate di ovaie di scrofe. I costi erano enormi: il progesterone isolato dalle mucche gravide costava circa 1000 dollari al grammo. Così il chimico Russell Marker decise che era ora di cambiare le cose e trovare un metodo più semplice e più economico per isolare e studiare gli ormoni. Sapendo che le piante erano ricche di steroidi, si buttò sui vegetali.
La prima pianta a finire nel suo laboratorio fu la salsapariglia (in Italia nota anche come stracciabraghe: no, non per i suoi effetti afrodiasiaci ma perché è molto tenace). La molecola che Marker estrasse e modificò è una saponina (dette così perché fanno schiuma in acqua) e si presenta con i quattro anelli di carbonio che formano la “base” degli steroidi attaccati però a tre unità di zucchero. Marker ideò dei passaggi chimici in modo da staccare lo zucchero e ottenere una molecola identica al progesterone. Questa tecnica è utilizzata ancora oggi: le aziende estraggono gli ormoni per la pillola soprattutto dalla pianta messicana dioscorea (ricchissima di saponina utile, come scoprì Marker nel 1942) e dalla soia.
Intanto il cortisone di sintesi non c’era ancora ma la storia stava per riservare una grossa sorpresa.
Nel 1949 il chimico austriaco Carl Djerassi arrivò a città del Messico, sede dell’azienda Syntex, che era stata fondata da Marker e poi da lui abbandonata per una serie di problemi legati ai profittie ai pagamenti. A Djerassi fu chiesto di trovare un modo per sintetizzare il cortisone proprio a partire dalla diosgenina, la saponina presente nella ormai nota dioscorea. Nel 1951 Djerassi ottenne ciò che gli era stato richiesto grazie a una serie di reazioni chimiche che avvennero grazie al contributo di una muffa (la Rhizopus nigricans): dal progesterone al cortisone ora sono necessari solo otto passaggi. Da quel momento la Syntex diventò la maggiore produttrice di ormoni e steroidi vari. Ma nella mente di Djerassi si formò un altro obiettivo: rendere più semplice l’assunzione dell’ormone della gravidanza, cioè il progesterone.
A quell’epoca infatti le donne che avevano problemi a portare a termine i nove mesi, si sottoponevano a iniezioni di progesterone. Questo steroide infatti sopprime le contrazioni uterine e “insegna” al sistema immunitario che l’embrione non è un corpo estraneo da attaccare ed espellere. E soprattutto sopprime l’ovulazione: una donna incinta non può rimanere un’altra volta incinta. Il problema era che il progesterone non può essere assunto per via orale perché gli acidi gastrici e altri composti legati alla digestione ne diminuiscono l’efficacia. Ci voleva dunque un progesterone che resistesse al passaggio nello stomaco.
Nel novembre del 1951 Djerassi brevetta la molecola che lo farà passare alla Storia come il “padre della pilllola”: si chiama noretindrone e grazie a un taglia&cuci di atomi, è otto volte più efficace del progesterone naturale e può essere inghiottito sotto forma di pillola. La “pillola” poteva essere prescritta solo ed esclusivamente per supportare la gravidanza e alleviare i disturbi mestruali e solo nel 1960 è stata approvata come anticoncezionale. Successivamente i chimici si accorsero che aggiungendo un pizzico di estrogeni, gli effetti collaterali del progesterone (emicrania, aumento di peso, ecc) diminuivano. In Italia la pillola arriverà sul mercato solo nel 1972.
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