Avrei dovuto fare la puttana, quando ero ancora in tempo, quando ero giovane e tonica e il futuro mi sembrava di averlo fra le mani. A quest’ora avrei già lavato la coscienza e sarei serena. Faccio la giornalista freelance e oggi, per l’ennesima volta, ho avuto la conferma che il mio lavoro non vale niente.(continua)
Avrei dovuto fare la puttana, quando ero ancora in tempo, quando ero giovane e tonica e il futuro mi sembrava di averlo fra le mani. A quest’ora avrei già lavato la coscienza e sarei serena.
Faccio la giornalista freelance e oggi, per l’ennesima volta, ho avuto la conferma che il mio lavoro non vale niente.
Ho ricevuto la richiesta di emissione fattura. Duecento lorde euro per un pezzo di tre pagine, apparso su un noto settimanale femminile. Duecento euro lorde per confezionare un articolo che mi è costato ore di lavoro, tra realizzazione dell’idea, farsela approvare, documentarmi, intervistare gli esperti, scrittura e revisione. Mi rimarranno in tasca 100 euro scarse tra iva, ritenuta d’acconto, tasse, imposte, spese delle telefonate e connessione internet, commercialista, inpgi2.
Attraverso linkedin ho trovato un altro “lavoretto”. Sì, lavoretto, come quelli che fanno gli universitari. Se accetto, mi verrà pagato un decimo di quello che vale davvero. E la situazione è questa: se dico di no, perderò dei soldi, pochissimi ma sono sempre soldi. Se dico di sì, mi sentirò svenduta. Sarà come dire: E’ vero, fate bene a pagarmi una miseria perché il mio lavoro non vale niente.
D’altra parte il mio lavoro è quello di mettere in fila una serie di parole, di intervistare gli esperti, di fare in modo di offrire al lettore qualcosa di piacevole e che permetta anche di lasciare qualcosa nella mente di chi legge: alla fine dell’articolo, desidero che il mio lettore sia più ricco di prima. Anche soltanto per una piccola informazione ma mi piace immaginare che il mio lettore dirà “Sai, oggi ho letto che… non lo sapevo che…” .
Mi piace immaginare anche che il mio lettore possa godere di un quarto d’ora di lettura magari mentre sta aspettando da un letto d’ospedale la prossima medicina. Si sa che il tempo lì non passa mai e la lettura aiuta così tanto. E chissà, forse il mio pezzo verrà letto da una signora dal parrucchiere, fra una chiacchiera distratta e l’altra. O forse succederà come quella volta in cui ricevetti una mail: Sai Monica, ho deciso di fare la scienziata perché adoravo i tuoi articoli di fisica… Già, la scienza. E’ più facile convincere il Papa che l’omosessualità non è contro Natura che fare divulgazione scientifica sui giornali italiani.
Ma è evidente che queste sono solo riflessioni di una donna romanticamente innamorata di un mestiere che non vale niente. In questa Italia solo le puttane sono pagate adeguatamente per le loro prestazioni. Lo abbiamo visto più volte, no?
Io freelance sono solo l’ultimo anello di una catena che stringe sempre di più, fino a strozzare.
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