gattosilverE poi all’improvviso, mentre sto guidando di notte, le molecole d’aria che premono contro il mio timpano danzano al ritmo di Nothing compares to you. La voce è quella di Sinead O’Connor. E allora il cervello corre ad aprire il cassetto della memoria. Quella è la canzone di Laura e Pietro. I nomi non sono autentici, non ho chiesto il permesso di raccontare la loro storia e devo proteggerli da questa urgenza che abbiamo noi scirttori di raccontare, di mettere a nudo noi stessi e gli altri, sempre in cerca di approvazione, sempre in cerca di un’emozione da regalare. Alla fine diventa un’ossessione. (continua)

 

 

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E poi all’improvviso, mentre sto guidando di notte, le molecole d’aria che premono contro il mio timpano danzano al ritmo di Nothing compares to you. La voce è quella di Sinead O’Connor. E allora il cervello corre ad aprire il cassetto della memoria. Quella è la canzone di Laura e Pietro. I nomi non sono autentici, non ho chiesto il permesso di raccontare la loro storia e devo proteggerli da questa urgenza che abbiamo noi scirttori di raccontare, di mettere a nudo noi stessi e gli altri, sempre in cerca di approvazione, sempre in cerca di un’emozione da regalare. Alla fine diventa un’ossessione.

Lui non era bellissimo ma nei suoi occhi scuri, si agitava un mare nascosto. Pietro era figlio di due genitori omosessuali, che si accorsero dopo, molto dopo che avevano sbagliato entrambe il partner. No, a Pietro non fece bene questa cosa. Non faceva bene tornare a casa e vedere quasi ogni sera una donna diversa nel letto della madre. Così come non gli faceva tanto bene avere un padre lontano che lo ospitava ogni tanto a casa sua, dicendo però che non poteva trattenersi al lungo perché “aveva i suoi giri”.  Pietro si era dato un gran da fare nella vita. Aveva capito che poteva contare solo su stesso. Laura invece quando sorrideva, mostrava il sole. E’ sempre stata una donna forte, in cerca di amore ma senza mai piagnucolare le proprie sfighe. Una madre anaffettiva, un’infanzia rovinata, tante domande a cui non s ancora rispondere. Si erano incontrati nell’estate del Novantadue. Mentre Di Pietro dall’interno del Tribunale di Milano sezionava uno dei tanti tumori del nostro Paese, noi quell’agosto costruivamo i nostri sogni. Eravamo accesi alla vita, avevamo sogni, avevamo entusiasmo e pensavamo che per noi sarebbe stato tutto diverso. Laura era una mia carissima amica ed era il primo anno che facevamo le vacanze insieme. C’era anche Giulia, con cui oggi siamo ancora molto unite. Giulia era il nostro “faro” della moralità: ci faceva notare quando stavamo esagerando (uscire con un ragazzo per cena e dare un appuntamento a un altro subito dopo, millantando un’emicrania con il primo…) Pietro invece viveva lì. Aveva il fascino e la simpatia degli uomini della sua terra e quando vide Laura, la travolse con il suo mare. Era una sera come tante, in pizzeria. Iniziavano sempre così le nostre serate: il locale all’aperto in prossimità della pineta era il punto di incontro della nostra compagnia. Pietro cominciò subito a fare lo spiritoso con Laura e lei apprezzava. Sigaretta tenuta nella mano destra mentre il gomito appoggiava sul tavolo, spalla scoperta e seno avvolto nella maglia di pizzo nera, colpo di chioma bionda all’indietro e quel suo modo super sexy di fissare gli uomini negli occhi e di chiedere: “E tu cosa fai nella vita?” mentre il fumo ricamava ghirigori veloci attorno alle sue parole. E noi ci divertivamo a prenderla in giro, quando ci ritrovavamo a casa la sera. Anzi no, era sempre l’alba quando tornavamo a casa. Laura e Pietro si guardavano negli occhi e capivi subito che la tensione erotica era alle stelle. Lui era fidanzato, anzi fidanzatissimo. Ma gli ormoni se ne fregano delle regole. Li ricordo mentre seduti sulla spiaggia ridevano allegri, con quella luce attorno che raccontava del loro essere vivi. E in quel momento, Nothing compares to you impregnava l’aria della sera.