Quest’anno ho partecipato a due eventi targati BookCity.
E mi sono resa conto di due cose: 1) una tragedia di ieri può trasformarsi in una figura di m… oggi; 2) quand’ero bambina il vero pericolo stava fuori casa, non dentro.(continua)
Quest’anno ho partecipato a due eventi targati BookCity. E mi sono resa conto di due cose: 1) una tragedia di ieri può trasformarsi in una figura di m… oggi; 2) quand’ero bambina il vero pericolo stava fuori casa, non dentro.
Ieri al Teatro Oscar ho assistito allo spettacolo Appuntamento al Limite – il calcolo sublime, dedicato alla nascita del calcolo infinitesimale.
Nella prima parte la vita di una coppia diventa metafora delle funzioni matematiche e delle loro eventuali discontinuità mentre nella seconda parte la scena è occupata dallo straziante addio della madre di Newton, quando il piccolo aveva solo tre anni. Gli attori, Maria Eugenia D'Aquino, Riccardo Magherini, Vladimir Todisco Grande sono bravissimi e rimarranno in scena fino al 23 novembre.
La rappresentazione mi è piaciuta tantissimo e mi ha ricordato i tempi dell’università, quando l’esame di analisi 1 era il terrore delle menti più brillanti (io ero spappolata dall’ansia, sognavo gli integrali da meno a più infinito che volevano inglobarmi).
Così quando sono salita sul palco per parlare del mio libro sulla fisica quantistica C'era un gatto che non c'era davanti a duecento persone ho detto che lo spettacolo mi aveva emozionata, che mai e poi mai avrei pensato che si potesse parlare così dell’analisi matematica e ho raccontato di quel mio docente crudele che agli orali interrogava mettendo i piedi sulla cattedra, indossando occhiali da sole e fumando il sigaro in faccia allo studente. Ho visto tante persone eccellenti in fisica che hanno lasciato la facoltà perché non riuscivano a superare questo esame. Ma faceva parte delle difficoltà della vita, lo accettavamo perché da qualche parte la sfiga doveva pur emergere. Non ci saremmo mai sognati di correre dalla mamma a piangere o scatenare una raccolta di firme su internet per cacciare quel mostro di professore (che durante le lezioni, tra l’altro parlava a se stesso, visto che il libro su cui dovevamo prepararci l’aveva scritto lui: incomprensibile). Beh insomma alla fine dell’evento, scendo dal palco e mi si avvicina una bella signora che, con mezzo sorriso, dà il via a questo dialogo:
-Monica lei per caso aveva il professor X?
Io: – Sì!
Lei: “Ah, è il mio collega in Bicocca”
Io, sentendomi come se vedessi un meteorite che sta per schiantarsi sul mio lobo occipitale: -Ma dai! –
Lei: -Sì, ed è anche un caro amico”
Io: “Me lo saluti caramente”. Avrei voluto aggiungere: quel bastardo.
Invece in quel posto splendido che è la Biblioteca di Rozzano, insieme all’illustratrice Caterina Giorgetti ho incontrato circa 150 bambini per parlare del mio penultimo libro Hanno Taggato Biancaneve. Alla domanda: “Bambini, voi navigate su internet?” si è levato un coro di “siiiiiiiii”. E quando ho chiesto: “Alzi la mano chi ha un adulto vicino quando naviga su internet”, solo due hanno alzato la mano.
Due bambini su centocinquanta.
Tutti gli altri navigano da soli. Vi rendete conto del pericolo? Io sono rimasta senza parole. Altro che i famtomatici pericoli del web. Qui si tratta del "me frego se mio figlio o mia figlia sta da solo sul web". Perché i genitori non si rendono conto che basta mezza parola chiave sbagliata per finire in un sito, un video o vedere una notizia non adatti ai minori? Credono che siti porno e robe simili si scoprano a 18 anni? Ma cosa hanno nella testa questi adulti? Dovrebbero tutelare i loro figli, accompagnarli nella loro vita e invece… invece niente.
Lascia un commento