L’altro giorno stavo guidando in tangenziale: per fortuna mi muovo spesso negli orari in cui non c’è quell’odioso colesterolo di auto che intasano la strada.
L’arteria di cemento era libera e la mia piccola auto sfrecciava (beh, sfrecciava…) verso la grande città.
A un certo punto mi accorgo che sono arrivata all’uscita giusta. E mi rendo conto che non ricordo cosa è successo fra quel momento e i tre-quattro chilometri precedenti. Ho guidato “incantata” o come dicono gli anglosassoni in modalità “daydreaming”, cioè ho sognato a occhi aperti. Cosa sognavo? (continua)
L’altro giorno stavo guidando in tangenziale: per fortuna mi muovo spesso negli orari in cui non c’è quell’odioso colesterolo di auto che intasano la strada. L’arteria di cemento era libera e la mia piccola auto sfrecciava (beh, sfrecciava…) verso la grande città.
A un certo punto mi accorgo che sono arrivata all’uscita giusta. E mi rendo conto che non ricordo cosa è successo fra quel momento e i tre-quattro chilometri precedenti.
Ho guidato “incantata” o come dicono gli anglosassoni in modalità “daydreaming”, cioè ho sognato a occhi aperti. Cosa sognavo? Non me lo ricordo.
Forse scrivere un libro da centomila copie (tipo 50 sfumature di morte termica, dove lui e lei aumentano l’entropia dell’universo accoppiandosi come se non ci fosse un domani), sposare Johnny Depp (troppo tardi…), indossare la 42 prima di marzo (troppo tardi…), vincere il Nobel per la divulgazione scientifica (non esiste…), salvare gli animali maltrattati e abbandonati (eh, magari…)… Insomma, tutte cose fattibilissime nella mia fantasia. Comunque, sceneggiature impossibili a parte, si sono spaventata e mi sono chiesta perché il nostro cervello ogni tanto si “incanta”.
Ho ringraziato il gruppuscolo di neuroni che ha guidato in automatico anche se questo non mi ha messa al riparo da pericolose “cecità”. Un’assicurazione americana ha scoperto che su 65.000 incidenti accaduti tra il 201 e il 2011, il 62% è stato causato dal sognare ad occhi aperti, 5 volte di più della distrazione da cellulare.
Durante il daydreaming abbiamo l’impressione di essere consapevoli di quello che accade ma è un’illusione: i nostri occhi vedono ma il cervello non elabora le informazioni. Secondo gli esperti, mentre la mente vaga per i suoi meandri, il subconscio prende il comando: un ostacolo improvviso durante la guida ci riporterà alla realtà ma il tempo di reazione è pessimo.
Cosa succede quando ci “perdiamo” nei pensieri? Lo scienziato cognitivista Anthony Jack della Case Western Reserve University in Ohio fa notare che la mente ha due sistemi: uno analitico, che elabora le decisioni, e uno empatico, che ci permette di entrare in relazione con gli altri (eppure conosco persone per cui l’empatia non è mai pervenuta ai loro neuroni). Quando affrontiamo un compito cognitivo (come guidare la macchina o leggere), il cervello “spegne” la zona dedicata all’empatia. Quando invece siamo nel sogno a occhi aperti, le modalità “decisione” e “empatia” si alternano rapidamente. Per questo riusciamo a guidare la macchina e allo stesso tempo immaginare situazioni, dialoghi, ecc.
Daniel Levitin professore di Psicologia e neuroscienze comportamentali alla Università McGill a Montreal in Canada ha dimostrato che il passaggio tra le due modalità avviene in una zona del cervello chiamata insula, una struttura di circa 2,5 cm situata in cima alla testa. Se questo ping- pong avviene troppo di frequente, ci sentiremo stanchi e un po’ confusi.
In ogni caso sognare ad occhi aperti è una cosa sana: permette al cervello di prendere una pausa e liberare il pensiero creativo. Certo è che dipende anche dalla situazione: un conto è sognare cosa potremmo fare se vincessimo al gratta&vinci mentre il nostro capo ci urla nelle orecchie, un altro è sognare mentre si guida o si ha il bisturi in mano pronto per incidere.
Tornando al problema della guida e alla necessità di mantenere sempre alta l’attenzione, ecco allora qualche suggerimento per minimizzare il daydreaming:
-muovere gli occhi ogni due secondi. Più lo sguardo è fisso, più alta è la probabilità di scivolare nei sogni.
-immginare continuamente cosa accadrebbe se… il tir davanti a noi frenasse di colpo, se da un incrocio sbucasse un’auto all’improvviso, se a quello stop non ci dessero la precedenza…
-masticare un chewingum
-cambiare strada: fare sempre lo stesso percorso costringe a un automatismo che per il cervello può essere un invito alla noia e quindi a lasciarsi andare a pensieri più piacevoli.
Fonti
https://www.erieinsurance.com/-/media/files/distracteddrivinginfographic
http://news.nationalgeographic.com/news/2013/07/130716-daydreaming-science-health-brain/
http://www.abc.net.au/local/stories/2013/10/22/3874121.htm
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