Ecco perchè trovo sempre il posto per la macchina a due metri da casa: i miei vicini si sono accorti prima di me che dai pini, che ombreggiano il piccolo parcheggio, piove resina! Il parabrezza della mia auto era completamente coperto da appiccicosissime microgoccioline trasparenti
Ecco perchè trovo sempre il posto per la macchina a due metri da casa: i miei vicini si sono accorti prima di me che dai pini, che ombreggiano il piccolo parcheggio, piove resina! Il parabrezza della mia auto era completamente coperto da appiccicosissime microgoccioline trasparenti. Cosa potevo fare non avendo sotto mano un uomo esperto di manutenzione dell’auto (cioè un uomo qualsiasi)? Sono andata al mio appuntamento senza lavare il vetro, ho osservato il mondo attraverso una curiosa rifrazione della luce e poi al ritorno mi sono documentata.
Innanzitutto non si tratta solo di resina ma di un mix di sostanze. Gli aghi di pino normalmente non perdono come rubinetti rotti: se ciò accade significa che sono attaccati dagli afidi, che oltre a rosicchiare le loro parti morbide (facendo fuoriuscire la resina) emettono sostanze ricche di zuccheri (e quindi superappiccicose). Il mix è letale, una specie di cianoacrilato naturale!
Ho cercato nei siti specializzati le soluzioni per una pulizia efficace:
1) Strofinare del lardo: il suo grasso scioglie tutto. Poi però ci vuole il detergente per pulire quello che sembra l’avanzo del festival del colesterolo. Essendo vegetariana non posso attuare tale espediente.
2) Passare e ripassare e ripassare un panno imbevuto di alcool. Si raccomanda forza nelle braccia, forza di cui sono sprovvista fin dalla nascita: riesco a malapena ad aprire le bottiglie d’acqua.
3) Ricorrere al solvente per unghie. Col cavolo: con quello che costa mi partono almeno 20 euro. E poi il vetro è policarbonato quindi l’acetone è troppo aggressivo su questo tipo di plastica: non a caso toglie smalti colorati effetto vinile che sembrano di ceramica.
4) Spruzzare il miracoloso WD-40, famoso detergente/lubrificante/antiruggine/antitutto inventato nel 1953 dall’americana Rocket Chemical Company per proteggere da ruggine e corrosione le superfici dei velivoli. Non credo di trovarlo nel supermercato sotto casa.
5) Portarla all’autolavaggio. Ah, ecco. Fatto.
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