Quando vi girano, a che velocità vanno? Beh, le nostre – uhm – sfere non saranno mai rapide quanto quella creata dai fisici scozzesi della University of St Andrews: 600 milioni di giri per minuto prima di spaccarsi. Cioè mezzo milione di volte più veloce di un cestello della lavatrice e qualche migliaio di volte più rapido del trapano del dentista. È l’oggetto creato in laboratorio che ha la velocità di rotazione più alta al mondo. A cosa serve? Per studiare gli attriti a livello quantistico.
Quando vi girano, a che velocità vanno? Beh, non saranno mai rapide quanto la sferetta creata dai fisici scozzesi della University of St Andrews: 600 milioni di giri per minuto prima di spaccarsi. Cioè mezzo milione di volte più veloce di un cestello della lavatrice e qualche migliaio di volte più rapido del trapano del dentista. È l’oggetto creato in laboratorio che ha la velocità di rotazione più alta al mondo. A cosa serve? Per studiare gli attriti a livello quantistico.
La sferetta è fatta di carbonato di calcio, lo stesso materiale del guscio delle uova, delle conchiglie e del marmo. Le sue dimensioni: 4 millesimi di millimetro di diametro. E come fa a girare? È talmente piccola e leggera che basta un raggio laser. Il raggio la sostiene e la ruotare come un getto d’acqua verticale reggerebbe una palla. Il tutto avviene in un ambiente privo di aria, in modo che non ci siano molecole contro cui fare attrito. La pallina si muove come se fosse un giroscopio: cioè attorno a un asse di rotazione che “punta” sempre in una stessa direzione. La pallina ruota così rapidamente che se per assurdo ci trovassimo sulla sua superficie verremo lanciati da una forza centrifuga 1 milione di volte più forte della forza di gravità. Perché la pallina resiste e non va in mille pezzi? Forse le leggi della quantistica proteggono la sua integrità? E cosa succederebbe se invece di una pallina solida ci fosse un sistema di atomi a ruotare? Studiare l’attrito quantistico è fondamentale per capire come ottenere dispositivi elettronici sempre più miniaturizzati. Chissà, forse un giorno avremo cellulari grandi quanto un chicco di riso da infilare sottopelle. Almeno non lo perderemo più e non ci gireranno.
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