L’altro giorno ero seduta in treno (stavo andando a Ravenna, ospite dell’Associazione Culturale Albert Einstein) e non mi ero accorta di aver messo il piede in una posizione innaturale. Quando mi sono alzata, ho zoppicato per un istante perché il piede sembrava scomparso, non lo sentivo più! E dopo pochi secondi è stato assalito da un fastidiosissimo formicolio. Perché?…(continua)
L’altro giorno ero seduta in treno (stavo andando a Ravenna, ospite dell’Associazione Culturale Albert Einstein) e non mi ero accorta di aver messo il piede in una posizione innaturale. Quando mi sono alzata, ho zoppicato per un istante perché il piede sembrava scomparso, non lo sentivo più! E dopo pochi secondi è stato assalito da un fastidiosissimo formicolio. Perché?
Credevo che la sensazione di sentir pungere come se un fantasma mi torturasse con tanti aghetti sulla pelle, fosse dovuta alla ripresa del flusso sanguigno: mi immaginavo che il sangue riprendesse a scorrere in modo caotico, creando dei microvortici prima di riprendere a scorrere regolarmente e invece non c’entra niente. Quelle che si sentono sono microscariche elettriche casuali rilasciate dal nervo che era stato compresso. Un po’ come avere una canna da giardino in funzione e metterci il piede sopra: quando si toglie il peso del piede, l’acqua riprende a scorrere a fiotti irregolari.
Con i nervi è circa così. La pressione impedisce ai capillari di nutrire con ossigeno e glucosio il nervo. Ma il nervo consuma tanta energia, è una specie di Ferrari del corpo umano: quindi va immediatamente in riserva di carburante e poi a zero. Quando non ha più nutrimento, non riesce più a inviare gli impulsi nervosi alla colonna vertebrale e quindi al cervello. Così, nel mio caso il piede si era addormentato e per pochi minuti era scomparso dal “radar” del cervello. Quando il sangue ha ripreso a circolare, il nervo è stato di nuovo alimentato e ha potuto rimettersi in moto: gli impulsi elettrici emessi “a fiotti” come l’acqua della canna, danno quella spiacevole sensazione di formicolio.
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