Che rapporto avete con gli antibiotici? Io non li assumo volentieri perché hanno un curioso effetto collaterale: non mi fanno dormire, mi agitano come se avessi bevuto litri di caffé.
Ho deciso di scrivere questo post perché l’altro giorno sono stata a una interessantissima conferenza stampa sulla resistenza, il fenomeno per cui questi farmaci non riescono più ad uccidere i batteri. Gli esperti inglesi parlano di un pericolo al pari del terrorismo: davvero inquietante.(continua)
Che rapporto avete con gli antibiotici? Io non li assumo volentieri perché hanno un curioso effetto collaterale: non mi fanno dormire, mi agitano come se avessi bevuto litri di caffé. Ho deciso di scrivere questo post perché l’altro giorno sono stata a una interessantissima conferenza stampa sulla resistenza, il fenomeno per cui questi farmaci non riescono più ad uccidere i batteri. Gli esperti inglesi parlano di un pericolo al pari del terrorismo: davvero inquietante.
Le cause sono diverse e agiscono contemporaneamente: «Sono l’assunzione esagerata ed errata di antibiotici e il loro uso massiccio in zootecnia» ha affermato il dottor Roberto Mattina, professor ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica e direttore della Scuola di Specializzazione in microbiologia e virologia all’Università agli Studi di Milano. L’esperto ha spiegato che “La resistenza più diffusa è quella acquisita da un ceppo batterico che all’inizio è vulnerabile nei confronti di un antibiotico ma man mano che sta a contatto con esso, si seleziona una popolazione batterica resistente».
Come fanno i batteri a difendersi? Mettono in atto diverse strategie, ha speigato il dottor Mattina, fra cui l’impermealizzazione (la membrana che li avvolge, come se fosse la loro “pelle” non fa passare le molecole di antibiotico) e il sistema di efflusso attivo (il batterio diventa capace di espellere la molecola di antibiotico prima che questa riesca a fare effetto: come una colf solerte che butta la spazzatura subito fuori di casa invece di depositarla nel cestino).
Al momento le resistenze più gravi sono quelle che si verificano nel luogo più pulito del mondo: l’ospedale. Cosa si può fare? Innanzitutto come ha spiegato il dottor Giuseppe Spriano, Presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale, consumarne di meno e fidarsi di più del medico di base: se il medico ci dice che non abbiamo bisogno di antibiotici, non dobbiamo insistere. Su 4 prescrizioni di antibiotici, infatti, 3 sono state compilate per l’asfissiante richiesta del paziente, dice Spriano (nota personale: il mio medico di base tra l’altro mi dice che sempre più spesso le persone si presentano con le stampate da internet e giocano a fare il dottor House de noartri: deve essere veramente irritante). Secondo l’Aifa, il 49,3% delle laringotracheiti e il 36,3% delle cistiti sono trattate in modo inappropriato con gli antibiotici.
Cercare cure alternative per le piccole ma importanti infezioni che ci colpiscono tutto l’anno (come per esempio la cistite, un cruccio soprattutto delle donne a causa dell’anatomia che ci contraddistingue) è uno dei passi principali per moderare l’assunzione di antibiotici. Per esempio, il batterio riesce a proliferare se aderisce bene ai nostri tessuti e allora non si potrebbe rendere inattacabile la superficie? Sì, come ha spiegato il dottor Gelardi, otorinolaringoiatra e citologo nasale del Policlinico Universitario di Bari: «Da circa un decennio si dà molto importanza al biofilm, una specie di scudo gelatinoso che alcuni batteri, soprattutto quelli che attecchiscono in gola e nelle vie urinarie, riescono a fabbricare per difendersi dall’attacco degli antibiotici». Riescono a fabbricare tale biofilm solo se riescono ad aggrapparsi alla superficie della mucosa.
E una sostanza che è in grado di rendere scivolosa come il ghiaccio la superficie delle mucose è l’acido ialuronico. Questa molecola si trova un po’ ovunque nel nostro corpo, dove svolge tantissime funzioni, fra cui la riparazione della pelle, il mantenimento di una cartilagine morbida e resistente, il movimento e la proliferazione delle cellule. L’acido ialuronico fu scoperto nel 1943 da Karl Meyer nell’occhio bovino. Questa molecola fa parte dei glicosaminoglicani, cioè in pratica è uno zucchero complesso. Ebbene l’acido ialuronico si sta rivelando molto utile. Come ha detto il dottor Gelardi: «Quando è somministrato come aerosol, ha un’azione terapeutica sulle mucose in caso di tonsilliti, laringiti, faringiti, sinusiti, riniti e tracheiti, come hanno dimostrato diverse pubblicazioni. L’acido ialuronico ad alto peso molecolare (9 mg) idrata le mucose, dando sollievo a bruciore e prurito e al tempo stesso, migliorando il battito ciliare che consente l’eliminazione del muco e impedisce l’ingresso di elementi infettivi, prevenendo le infezioni e il loro cronicizzarsi. Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Acta Pathologica Microbiologica et Immunologica Scandinavica⃰ ha dimostrato poi che l’acido ialuronico, è in grado d’interferire con l’adesione batterica ostacolando quindi la formazione di biofilm».
E per le cistiti? Ha detto la dottoressa Monica Sommariva, Divisione di Urologia, Ospedale G. Fornaroli, Magenta, AO Legnano: «E’ una follia bombardare la donna di antibiotici in assenza di febbre i sintomi che suggeriscano il pericolo di una sepsi. Io da oltre vent’anni tratto in modo sistematico senza antibiotici diversi tipi di cistite. L’impiego clinico di capsule molli contenenti acido ialuronico, condroitin solfato, curcumina e quercetina ha dimostrato di dare risultati ottimali per il controllo di questa infezione. Questo composto è adatto per essere impiegato per lunghi e ripetuti periodi senza controindicazioni ed è una terapia mirata a restituire al tessuto di rivestimento della vescica le sue proprietà di integrità e di barriera contro le infezioni, ma ha anche azione antinfiammatoria e analgesica, favorendo il miglioramento dei classici sintomi della cistite come frequenza e urgenza ma soprattutto dolore».
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