L’artista new yorkese Heather Dewey-Hagborg raccoglie in giro per la città i capelli “abbandonati”, li fa esaminare e dal DNA ricostruisce la faccia di chi ha “perso” il pelo.
L’artista new yorkese Heather Dewey-Hagborg raccoglie in giro per la città i capelli “abbandonati”, li fa esaminare e dal DNA ricostruisce la faccia di chi ha “perso” il pelo. La donna taglia la parte con la radice e la mette in un sacchettino di plastica. Il motivo è che il capello è fatto da cellule di cheratina “disattivate”, cioè prive di tutto ciò che serve alla cellula per vivere, come se fossero “scheletri di cellula”. Quindi il DNA non può essere estratto dal fusto vero e proprio ma solo dalla radice, che contiene cheratinociti ancora “imbottiti” di DNA. Raramente, ma può succedere, che nel fusto ci sia qualche cellula che non si è “rinsecchita” alla perfezione e allora qualche traccia di DNA ci può ancora essere. L’artista americana si affida a un laboratorio di analisi genetiche per risalire al colore degli occhi, di pelle, di sesso, ecc. Poi con un sofisticato programma, stampa delle “maschere” tridimensionali (ci vogliono 8 ore), che non saranno uno specchio fedele del viso della ma piuttosto riassumerà i tratti genetici distintivi di quella persona. Per vedere le sue creazioni c’è il sito del suo progetto. E’ affascinante questo modo di creare ma d’ora in poi starò più attenta a non lasciare tracce in giro. Il DNA è mio e me lo gestisco io. O no?
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