Che rapporto avete con i farmaci? Ho un’amica che spende tantissimo in medicine, integratori e perfino kit di autodiagnosi: quando entra in farmacia, le stendono il tappeto rosso e gettano petali di rose mentre il titolare chiama l'agenzia per prenotare una crociera exta-lusso. Ma ho anche ho un paio di amici che, stoici, sopportano mal di testa e dintorni senza assumere nulla, con un piglio che sembra dire: se prendo una pastiglia, la mia virilità ne sarà sminuita…(continua)
Che rapporto avete con i farmaci?
Ho un’amica che spende tantissimo in medicine, integratori e perfino kit di autodiagnosi: quando entra in farmacia, le stendono il tappeto rosso e gettano petali di rose mentre il titolare chiama l'agenzia per prenotare una crociera exta-lusso. Ma ho anche ho un paio di amici che, stoici, sopportano mal di testa e dintorni senza assumere nulla, con un piglio che sembra dire: se prendo una pastiglia, la mia virilità ne sarà sminuita. Io sono attirata dalla fisica e dalla chimica dei farmaci: il loro funzionamento ha sempre un tocco di “miracoloso” ai miei occhi, soprattutto se penso alla sfida che devono ogni volta vincere contro l’effetto placebo.
Parlo di questo perché ho appena letto una notizia molto interessante che potrebbe rivoluzionare la ricerca e che riguarda il fegato.
Di solito chi assume molte medicine, rischia di mandare in tilt il fegato perché lo costringe a un super-lavoro: questa ghiandola infatti ha il compito, fra l’altro, di filtrare i corpi estranei, le impurità, le sostanze tossiche che volontariamente o meno ingeriamo.
In particolare per quanto riguarda i farmaci, nel fegato ci sono specifici enzimi, cioè proteine che, come forbicine, tagliano le molecole in pezzi più piccoli per mandarle ai reni ed eliminarle attraverso le urine.
Può succedere che due farmaci diversi interferiscano con questa operazione di smontaggio: per esempio il fenobarbital (un barbiturico che attenua le convulsioni) stimola la produzione di enzimi specializzati nel tagliuzzare il warfarin (più noto come Coumadin), un anticoagulante. Ecco perché il barbiturico diminuisce l’effetto anticoagulante del warfarin. Ma torniamo alla novità.
L’azienda americana Organovo ha stampato in 3D (tecnologia “bioprinting”) dei campioni di fegato umano (v. foto) utili per testare i nuovi farmaci, assicurando risultati più sicuri e velocizzando il processo. Perché sbattersi così tanto, investire milioni di dollari, ideare nuovi metodi quando ci sono gli affidabilissimi-indispensabili-irrinunciabili animali* su cui fare i test di tossicità? Perché i test sulle cellule provenienti dal fegato di topo non riescono a prevedere quali reazioni avverranno in un fegato umano (MA DAI???). Molti farmaci immessi sul mercato che hanno superato le prove preliminari, infatti, poi sono ritirati perché si rivelano dannosi per il fegato e non solo. Guardate la lista dei farmaci ritirati pubblicata sul portale della Regione Lazio, fra lotti sospetti e principi attivi dannosi: impressionante.
*sì sono contro la sperimetazione animale, come scienziata e come essere umano.
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