Oggi il Sole avrà un neo. Tondo, piccolo e che sarà visibile dalle 13 fino a poco più delle 20: è il pianeta Mercurio, che passa davanti alla nostra stella. Questo fenomeno si chiama transito e avviene tredici o quattordici volte in un secolo. I prossimi passaggi si verificheranno l’11 novembre del 2019 e il 13 novembre del 2032. Mercurio è il pianeta più vicino al Sole, è una roccia caldissima di giorno (167 °C in media) e freddissima la notte (-170°C). E ha il merito di aver messo in discussione i pilastri della Fisica classica. Come? Grazie al grande fisico Albert Einstein, ovviamente.(continua)
Oggi il Sole avrà un neo. Tondo, piccolo e che sarà visibile dalle 13 fino a poco più delle 20: è il pianeta Mercurio, che passa davanti alla nostra stella. Questo fenomeno si chiama transito e avviene tredici o quattordici volte in un secolo. I prossimi passaggi si verificheranno l’11 novembre del 2019 e il 13 novembre del 2032.
Mercurio è il pianeta più vicino al Sole, è una roccia caldissima di giorno (167 °C in media) e freddissima la notte (-170°C). E ha il merito di aver messo in discussione i pilastri della Fisica classica. Come? Grazie al grande fisico Albert Einstein, ovviamente.
Sembrava tutto così chiaro: la legge di gravitazione universale di Newton dimostrava che la forza che tiene insieme il Sistema Solare è la stessa forza che fa cadere la mela dall’albero. Però ben presto i fisici si resero conto che con la legge newtoniana non si riusciva risolvere un mistero: quello della precessione del perielio, il punto dell’orbita più vicino al Sole) di Mercurio. Quest’anomalia fu scoperta nel 1859 l’astronomo francese Urbain Jean Joseph Le Verrier (1811 – 1877).
Il Sistema Solare è un po’ come un corpo di ballo che segue una coreografia ben precisa ma c’è un ballerino, Mercurio, che non riesce a stare al passo e va più veloce. Il perielio di Mercurio infatti dovrebbe spostarsi, secondo i calcoli “classici” basati sulla legge di gravitazione universale, di 531 secondi d’arco ogni 100 anni e invece le osservazioni dicono che si sposta di 574 secondi d’arco. La differenza sembra una sciocchezza trascurabile invece come spesso accade in Fisica, piccole discrepanze fra la teoria e l’osservazione nascondono grandi sorprese! All’inizio Le Verrier pensò a un pianeta posto tra il Sole e Mercurio non ancora individuato (lo chiamò Vulcano), che con la sua gravità “strattonasse” Mercurio. Le Verrier non pensò neanche per un istante che la legge di gravitazione Universale di Newton potesse esser sbagliata dopo il grande successo che aveva avuto nel predire altri movimenti planetari e cometari. Invece il mistero fu risolto grazie alla Relatività Generale: Mercurio è il più vicino al Sole e quindi è quello che maggiormente risente della deformazione dello spaziotempo operata dalla nostra stella. Anche i raggi di luce che provengono dalle stelle sono deviati dal loro percorso quando sfiorano la buca gravitazionale del Sole: un’ulteriore conferma alla Teoria della Relatività Generale (nella foto qui alla vostra sinistra: il pupazzo di Mercurio… irresistibile).
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