Avete mai sentito parlare della molecola MUC5AC? Io mai, almeno fino a cinque minuti fa. Cioè quando ho scoperto che fa parte dello strato di umidità che protegge i nostri occhi e che le persone, come me, che lavorano tante ore al computer rischiano di vederla sparire. Un bel guaio: se la MUC5AC diminuisce, ecco che arrivano i sintomi della sindrome dell’occhio secco. Chi soffre di questo disturbo…(continua)
Avete mai sentito parlare della molecola MUC5AC? Io mai, almeno fino a cinque minuti fa. Cioè quando ho scoperto che fa parte dello strato di umidità che protegge i nostri occhi e che le persone, come me, che lavorano tante ore al computer rischiano di vederla sparire. Un bel guaio: se la MUC5AC diminuisce, ecco che arrivano i sintomi della sindrome dell’occhio secco.
Chi soffre di questo disturbo non produce abbastanza lacrime oppure le lacrime evaporano troppo rapidamente con il risultato che l’occhio è asciutto, brucia e diventa ipersensibile alla luce. La scarsità di MUC5AC l’hanno scoperta i ricercatori della Keio University di Tokio dopo aver analizzato le lacrime 96 (di cui 66 uomini) impiegati che lavorano al computer per ore. Sembra che la colpa sia del fatto che quando siamo davanti allo schermo tendiamo a spalancare gli occhi e battere le palpebre molto meno, due abitudini che favoriscono la rapida evaporazione dell’umidità. I risultati delle analisi dicono che in media un lavoratore che sta computer per almeno 7 ore ha un quantità di MUC5AC di 5,9 ng/mg (milligrammi di proteine totali). Chi è sano ha una quantità pari a 8,2 ng/mg.
Come difendersi? Gli esperti dicono di 1) inclinare lo schermo leggermente verso l’alto in modo che l’occhio rimanga con la palpebra leggermente abbassata; 2) non lavorare con la luce diretta negli occhi o l’aria del condizionatore; 3) mettere un umidificatore in ufficio. Lo studio è stato pubblicato su Jama Ophtalmology.
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