A Mantova l’evento di presentazione di Hanno Taggato Biancaneve si è svolto in un bellissimo chiostro. Al centro c’erano alberi enormi che, solleticati dal venticello, iniziavano a perdere le foglie ingiallite. Ecco, ho pensato, l’estate sta togliendo il disturbo. Questa regolarità mi arriva all’anima con sentimenti contrastanti: da una parte la sicurezza che tornerà la primavera perché la Natura mantiene sempre la parola data, dall’altra la malinconia di un altro anno da archiviare e la sensazione di aver combinato troppo poco (ma la colpa è dei Sette Nani, troppo efficienti). In questo fotogramma al sapor d’autunno (mio Dio, ma cos’è la zucca fritta? E la vellutata? E i tortelli ripieni?), la fisica è lì che mi guarda. La foglia gialla, che volteggia fino a toccare terra, segnala che la clorofilla (in foto) "usurata" non è stata sostituita e le foglie non possono più apparire verdi. E allora ecco un po’ di curiosità scientifiche legate alla clorofilla (lo sapevate che ha in comune qualcosa con il nostro sangue?)(continua)
A Mantova l’evento di presentazione di Hanno Taggato Biancaneve si è svolto in un bellissimo chiostro. Al centro c’erano alberi enormi che, solleticati dal venticello, iniziavano a perdere le foglie ingiallite. Ecco, ho pensato, l’estate sta togliendo il disturbo. Questa regolarità mi arriva all’anima con sentimenti contrastanti: da una parte la sicurezza che tornerà la primavera perché la Natura mantiene sempre la parola data, dall’altra la malinconia di un altro anno da archiviare e la sensazione di aver combinato troppo poco (ma la colpa è dei Sette Nani, troppo efficienti). In questo fotogramma al sapor d’autunno (mio Dio, ma cos’è la zucca fritta? E la vellutata? E i tortelli ripieni?) la fisica è lì che mi guarda. La foglia gialla, che volteggia fino a toccare terra, segnala che la clorofilla (in foto) "usurata" non è stata sostituita e le foglie non possono più apparire verdi. E allora ecco un po’ di curiosità scientifiche legate alla clorofilla (lo sapevate che ha in comune qualcosa con il nostro sangue?)
Le foglie sono verdi perché contengono clorofilla. La clorofilla è formata da diversi atomi e fa parte della famiglia dei chelati. I chelati sono grandi molecole piane, composte da carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto e nel mezzo, come un ragno al centro della sua ragnatela, ospitano un atomo metallico. Il metallo al centro della molecola della clorofilla è il magnesio (o meglio lo ione del magnesio, visto che ha ceduto un elettrone).
Nonostante il nome, la clorofilla non contiene affatto del cloro. Il nome deriva dal greco chloros e indica il colore verde-giallognolo. Infatti il gas cloro ha questo nome perché ha quel colore.
A cosa serve la clorofilla? Un po’ come le trappole per topi, la clorofilla è una trappola per fotoni di luce emessi dal Sole (o dalle lampade). E non solo. Favorisce la reazione chimica fra acqua e anidride carbonica senza lasciare "tracce": alla fine della reazione infatti la molecola di clorofilla è intatta (tecnicamente è un catalizzatore).
A cosa servono i fotoni intrappolati? Sono la fonte di energia che serve per trasformare l’anidride carbonica e l’acqua in zucchero (glucosio) e ossigeno. Il glucosio è immediatamente utilizzato dalla pianta per il proprio metabolismo, cioè per tutte le reazioni chimiche che servono per la crescita e il mantenimento. Se non è utilizzato subito, il glucosio è stoccato sotto forma di fibra, fatta di amido. Il prodotto di scarto delle reazioni chimiche è l’ossigeno.
Più nel dettaglio Essenzialmente la fotosintesi è un passaggio di elettroni, dall’acqua all’anidride carbonica (i chimici chiamano questo “trasloco” riduzione) che serve per ottenere glucosio e ossigeno. Quando una molecola di clorofilla assorbe energia solare, uno dei suoi elettroni si eccita: significa che ha abbastanza energia per saltare da una molecola di clorofilla all’altra. Questo “zompettare” termina quando l’elettrone incontra una molecola di anidride carbonica. A questo punto la molecola di clorofilla di partenza si trova vacante di un elettrone e può riceverlo in regalo da un’altra molecola e così via. Il processo termina quando l’elettrone arriva non dalla clorofilla ma da una molecola d’acqua. In pratica il risultato finale è: un elettrone dell’acqua passa all’anidride carbonica e gli ingredienti si mescolano per formarne di nuovi. In mezzo ci sono i passaggi attraverso la clorofilla, che come una specie di “autostrada” per elettroni, facilita questo processo (che i chimici identificano come una ossido-riduzione). In queste condizioni avviene la reazione chimica: 6 molecole d’acqua e 6 anidride carbonica formano 1 molecola di glucosio di glucosio e 6 di ossigeno.
Nel nostro sangue La clorofilla abbiamo visto far parte dei composti chiamati chelanti. Possiamo vederla anche in un altro modo: il suo atomo centrale di magnesio è legato al resto della molecola, che è una porfirina. Il pigmento rosso che colora il nostro sangue si chiama eme e ha una struttura molto simile: è una porfirina con al centro un atomo di ferro (in realtà sono ioni positivi di ferro, cioè atomi che difettano di elettroni). Il pigmento eme è legato a una proteina e forma l’emoglobina. Quando l’ossigeno entra nel nostro organismo attraverso il respiro, dopo aver attraversato i polmoni, entra nel circolo sanguigno e si combina con l’emoglobina. Così l’ossigeno arriva in ogni angolo del corpo per essere rilasciato nei tessuti. L’emoglobina delle cellule muscolari si chiama mioglobina (per questo i muscoli sono rossicci) e ha una forma tale per cui l’organismo riesce ad accumulare ossigeno come fonte di elettroni, pronti per essere usati nelle reazioni di ossido-riduzione (che per esempio si attivano quando facciamo sforzi fisici che richiedono un’immediata energia).
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